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Carlo Grimandi

Carlo Grimandi nasce ad Anzola dell’Emilia nel 1875, ultimo dei quattro figli di Enrico e Giulia Sarti, entrambi di umili condizioni. Perde la vista sin dalla primissima infanzia e poco dopo, entrambi i genitori scompaiono gettando nella miseria i quattro fanciulli. Carlo si chiude in un astioso e quasi “autistico” isolamento. Si decide dunque di affidare lo sventurato biondo a un tutore, ed è forse per sua iniziativa che, nell’aprile del 1881, è inoltrata un’istanza per la sua ammissione presso la neonata “Scuola Asilo pei Ciechi Poveri” a Bologna.
E questo il primo contatto con quella istituzione che nel tempo diventerà nell’«Istituto dei Ciechi di Bologna», poi intitolato a Francesco Cavazza al quale Grimandi si legherà indissolubilmente perché riscontra nel giovane protetto un’innegabile predisposizione naturale verso la musica. Il giovane musicista è una presenza costante presso i salotti delle famiglie più in vista della “Bologna che conta”: naturalmente i Cavazza, i Salina, i marchesi Mazzacorati, gli Isolani. Nel 1892, dietro l’insistenza di Salina, Grimandi parte per Bayreuth per assistervi, in compagnia dello stesso Salina, del marchese Mazzacorati, del marchese Gregorini e della contessa Talon, alle rappresentazioni di Tannhauser e di Parsifal di Richard Wagner dirette rispettivamente da Vanzo e da Mottle.
Questo è il primo dei due viaggi “lunghi” compiuti nell’arco dell’intera esistenza da un uomo piuttosto appartato almeno quanto il musicista appare desideroso di valicare i confini che sia la sua condizione di “disabile” sia il limitato respiro della cultura musicale italiana dell’epoca gli impongono.

Sono probabilmente di questi anni o di poco precedenti i molti brani pianistici e musica a più voci, quest’ultima scritta forse per essere utilizzata nelle lezioni di canto corale nelle sue lezioni.
Non va dimenticata naturalmente la produzione strumentale da camera tra cui spicca l’imponente Sonata in re minore per Violino e Pianoforte. Questo brano ha la sua prima esecuzione in casa Cavazza alla presenza di Arturo Toscanini. Grimandi è anche impegnato sul fronte delle problematiche relative alla condizione dei ciechi nel Congresso Internazionale pel miglioramento dei Ciechi.
Pochissime furono le sue amicizie; tra queste certamente i suoi “benefattori” (i conti Cavazza e Salina, Augusto Romagnoli), qualche allievo (come il succitato Serrazanetti) e la giovane concertista Antonietta Chialchia dedicataria di alcune composizioni per violino e pianoforte. A tal proposito non va dimenticata che dell’intera produzione del compositore solo una minima parte (non più di dieci, dodici brani in tutto) è stata pubblicata. Il resto è stampato col sistema braille: ed è una vera benedizione che durante tutto il corso della vita artistica di Grimandi mani ignote si siano curate di trasferire “in nero” la quasi totalità dei suoi lavori. In questo archivio si trovano le 17 vecchie canzoni emiliane nell’edizione di F. Bongiovanni.
Liberamente tratto da Carlo Grimandi musicista Anzolese di Marco Belluzzi

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